Una potente lotta in Nuova Caledonia tra le popolazioni indigene e le autorità coloniali francesi si sta svolgendo sullo sfondo dell’intensificarsi della militarizzazione del Pacifico guidata dagli Stati Uniti.
Il forum sullo sviluppo delle Nazioni Unite che si è concluso giovedì ricorda l’aspirazione espressa lo scorso anno dal presidente colombiano Petro affinché l’umanità “viva lontano dall’apocalisse e dai tempi di estinzione”.
Gli ambientalisti sostengono che al colosso petrolifero non dovrebbe essere permesso di sfuggire alla colpevolezza per i danni ambientali e sociali che ha causato nel delta del Niger.
Allo stesso tempo, la Corte Mondiale non ha accolto la richiesta della Germania di archiviare il caso‚ in cui il Nicaragua accusa Berlino di aver consentito il genocidio israeliano a Gaza.
Il gruppo per i diritti umani afferma che gli attacchi prolungati contro i palestinesi sottolineano la necessità di smantellare gli insediamenti illegali e porre fine all’occupazione.
La petizione del Sud Africa per fermare quello che sostiene essere il genocidio israeliano a Gaza è stata presentata giovedì alla Corte internazionale di giustizia. Lo riferisce Gareth Porter.
Quasi l’interoestablishment politico occidentale si è dichiarato entusiasta sostenitore del suprematismo razziale, pronto a fornire assistenza attiva ad un genocidio delle popolazioni indigene.
Israele sta apertamente portando avanti la pulizia etnica all'interno di Gaza eppure, proprio come durante la prima “Nakba”, le bugie e gli inganni di Israele dominano i media e la narrativa politica occidentale, scrive Jonathan Cook.
Gli israeliani scherzano sulla necessità di decimare ogni generazione di militanti palestinesi come “falciare l’erba”, una brutta metafora che è penetrata nei think tank ufficiali di Washington, ha riferito per la prima volta Elizabeth Murray nel 2012.