Con 150 gruppi armati in Siria, il partito al potere HTS (Al-Qaidah) non controlla il paese, mentre i bombardamenti israeliani mirano a mettere in luce le debolezze del cosiddetto governo centrale di Damasco.
La situazione in Siria è simile al caos in Libia, ma ci sono molti più attori (locali ed esterni) in azione, il che rende difficile prevedere cosa accadrà.
Il “molo temporaneo” in costruzione sulla costa mediterranea di Gaza non è lì per alleviare la carestia, ma per mandare i palestinesi sulle navi e mandarli in esilio permanente.
L’ondata di proteste popolari globali scoppiata nel 2010 e durata un decennio si è estinta, il che significa che sono necessarie nuove tattiche e strategie, come spiega Vincent Bevins nel suo libro If We Burn.
Quest’anno oltre 2,500 migranti sono morti o scomparsi nel tentativo di attraversare il mare per raggiungere l’Europa, riferisce l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, rilevando un aumento sorprendente rispetto allo scorso anno.
L’attuale amministrazione americana ha finora appoggiato (o tollerato) due colpi di stato: uno politico in Tunisia e un palese rovesciamento militare la scorsa settimana in Sudan, scrive As`ad AbuKhalil.