Washington teme che la pausa militare di quattro giorni a Gaza possa consentire ai giornalisti di riferire sulla portata della devastazione dell'enclave, rivolgendo ulteriormente l'opinione pubblica contro Israele.
Radio New Zealand (RNZ), ad esempio, afferma di aver deciso di non trasmettere o riportare le osservazioni di un ospite palestinese perché “avrebbe rubato tempo prezioso” agli intervistati, scrive Mick Hall.
Con l’obiettivo dichiarato di fornire “contesto”, The Guardian ha invece distrutto il contesto storico che mette in una luce molto cupa la politica estera occidentale nei confronti del Medio Oriente, scrive Joe Lauria.
C’è solo uno scenario in cui Israele rinuncerebbe alle sue armi nucleari e sembra più lontano che mai dalla realtà, ha scritto Joe Lauria il 4 maggio 2015.
La sete di genocidio e di pulizia etnica caratterizza le dichiarazioni degli alti funzionari israeliani e ha influenzato la loro condotta in questa guerra. I discorsi sulle vittime civili vengono ignorati, così come le richieste di cessate il fuoco, scrive Vijay Prashad.
Mark Curtis esamina l'attuale guerra a Gaza dalla prospettiva del passato imperiale della Gran Bretagna in questo estratto dal suo libro Secret Affairs: Britain's Collusion with Radical Islam.
Mentre il fallimento del mondo nel fermare un massacro dopo l’altro a Gaza dimostra il profondo fallimento del sistema internazionale incentrato sulle Nazioni Unite, Vijay Prashad rivolge l’attenzione al conflitto che incombe sul Nordest asiatico.
Dan Steinbock descrive il processo attraverso il quale il governo Netanyahu ha cercato di trasformare Israele dall’interno e di annettere i territori occupati. Parte 2 di una serie in 5 parti.
Il genocidio è al centro dell’imperialismo occidentale. Non è un fenomeno esclusivo di Israele. Non è una caratteristica esclusiva dei nazisti. È l’elemento costitutivo della dominazione occidentale.