La decisione di Macron di inviare più truppe in Nuova Caledonia è il riflesso di un grave crollo dell’ordine nell’isola-nazione che non si vedeva dagli anni ’1980, riferisce Mick Hall.
Venerdì la Corte Mondiale ha ordinato che Israele interrompa immediatamente il suo attacco alla città di Rafah a Gaza dopo una richiesta del Sud Africa, che ha mosso accuse di genocidio contro Israele, riferisce Joe Lauria.
Mary Kostakidis afferma che Dan Duggan, un pilota che venerdì sarà in udienza in tribunale, è una vittima del mutato rapporto tra Washington e Pechino.
Il ricorso sempre più comune ai diktat da parte delle autorità statunitensi è una caratteristica notevole della società americana contemporanea – in tutti gli ambiti, scrive Michael Brenner.
Lo studioso israeliano antisionista ha detto a Democracy Now! che vede segni che una Palestina libera potrebbe essere possibile in cui il popolo ebraico e quello arabo possano coesistere.
Menzionare “ciò che è in gioco qui” è stato il primo vero riconoscimento delle principali questioni in questo caso da parte della magistratura in oltre un decennio di procedimenti. Sembrava che qualcosa fosse cambiato.
Il sogno del sionismo umanistico sta crollando, ma – come altri gruppi ebraici radicati – J Street cerca disperatamente di mantenere la fantasia in vita, scrivono Norman Solomon e Abba A. Solomon.
Netanyahu sostiene che qualsiasi paragone tra i crimini di guerra di Israele e quelli di Hamas è “assurdo e falso”, scrive Jonathan Cook. Ha ragione ed ecco perché.